Istantanea di una
delle pareti dell’esposizione parigina della mostra itinerante “The Little
Black Jacket - Photos by Karl Lagerfeld”, a cura di Carine Roitfeld e Karl
Lagerfeld. Parigi, Grand Palais, dal 10
al 25 Novembre 2012.
La mostra “The Little Black Jacket”, curata da
Carine Roitfeld e da Karl Lagerfeld è un interessante esperimento volto a
promuovere uno dei grandi classici di Coco Chanel: la giacca tailleur di tweed,
nelle sue versioni rivisitate dallo stesso Lagerfeld negli anni della sua
conduzione del marchio Chanel.
Non si tratta affatto di un’opera di banale autopromozione
come potrebbe erroneamente sembrare di primo acchito, o per lo meno non si
limita solo a questo.
Nessuno sembra ancora essere stato in grado di
prescindere dal definire la Giacca Chanel quale: ‘evergreen’, ‘must have' o
ancora ‘un classico senza tempo’.
Concepita da Coco Chanel nel 1954, la Little Black
Jacket è elegante nel suo tessuto di tweed nero, con la spalla morbida e le
maniche attillate, bilanciata da un’invisibile catena di metallo, tanto cara a
Chanel, che ha una doppia funzione: quella di tenere in forma la fodera di pura
seta e rifinire con un dettaglio di classe i bordi inferiori del capospalla, al
posto della più convenzionale passamaneria; così da sostituire un classico
della maison, con un tocco di brio, che, se pur non ne abbassa il carattere
sobrio ed elegante, si presta maggiormente ad essere abbinata anche in outfit
meno formali.
Da tali premesse Karl Lagerfeld e Carine Roitfeld
hanno creato una sorta di antologia, attraverso le iconiche foto scattate dallo
stesso direttore artistico del brand, sintetizzando il capo in 113 scatti
d’autore, rappresentanti altrettanti differenti versioni della stessa giacca.
E qui anche i testimonial d’eccezione si sprecano,
tanto che qualcuno ha azzardato una leggera critica all’allure autocitazioni
sta delle foto esposte, che, a ben vedere, sembrano scimmiottare un poco una
sorta di moderna Versaille chiusa in se stessa. I noti personaggi dello star
system internazionale ritratti nei vari servizi fotografici che giganteggiano
alle spoglie pareti nella cornice del Grand Palais sono davvero lì per recitare
solamente il ruolo secondario di testimonial, prestandosi al giogo del mondo
della moda, o piuttosto accade il contrario?
Scattando patinatissimi photoshooting –
rigorosamente in black&white, unico tocco d’autore che rimanda
all’inconfondibile firma di Lagerfeld - ad attrici, musicisti ed artisti,
nonché supermodels, non c’è il rischio che il visitatore medio non colga il
tributo ad una pietra miliare della storia del design di moda deviando la sua
attenzione sul personaggio in sé, alla stregua di un banale tabloid?
L’interrogativo è aperto. Specialmente alla luce delle
inaugurazioni della medesima mostra a Londra e Berlino, ampiamente contestate
per il loro carattere frivolo di ‘vip party’, dove invece l’intento iniziale
della mostra sembrava essere una meritata celebrazione dell’eleganza e dello
stile Chanel.
Ma in fin dei conti, anche male, purché se ne
parli, perché infine tutto sembra ricondurre ad un riuscitissimo passaparola
pubblicitario, che ha portato i visitatori ad una stima di 300.000 solo nei
primi giorni dell’esposizione, complice la gratuità dell’accesso e le cornici
espositive di forte richiamo culturale (il Grand Palais a Parigi e i tunnel
dismessi della metropolitana sotto Potsdamer
Platz a Berlino).
Infine, a garantire una nutrita schiera di
fedelissimi, sarebbe bastato anche solo l’irrinunciabile souvenir da veri addicted:
il poster in omaggio – a scelta tra le tre foto più rappresentative della
mostra – consegnato a tutti i presenti all’inaugurazione parigina da eleganti
maschere in abito scuro Chanel. La classe non è acqua.
E poi, inutile negarlo, restano pur sempre delle gran belle foto, che
meritano fino all’ultimo centesimo i ben 78 euro richiesti per il corposo
catalogo, rigorosamente griffato Karl Lagerfeld.