Perché proprio Blue Monday Vodka?

Non vi capita mai, il lunedì mattina, di lasciar suonare la sveglia per ore prima di trovare la forza di alzarvi?
Tutto gioca a vostro svantaggio: il doposbornia vi attanaglia dal weekend, il tepore delle coperte certo non aiuta, il lavoro che vi aspetta, il caffè che è finito giusto ieri...
Blue Monday Vodka: la valida alternativa al cordiale del lunedì ore 7:00

lunedì 11 febbraio 2013

H&M E IL TREND DELLA CAPSULE COLLECTION



Nella foto: Indosso uno dei soli 350 pezzi prodotti nel mondo di questo modello H&M. Foto scattate nei camerini di H&M Paris (proprio a fianco di Lafayette...) <3



H&M E IL TREND DELLA CAPSULE COLLECTION
Vera democratizzazione della moda o semplice Business?

Si stima che ci siano circa una trentina di donne al mondo che possano permettersi l’haute couture da passerella. Per tutte le altre donne c’è il prêt-à-porter. Ed oltre al pronto moda delle grandi maisons si estende l’impero delle multinazionali della moda al minor prezzo, prime fra tutti: H&M e Zara. Questi marchi si sono fatti conoscere per aver portato avanti da sempre l’idea di una moda alla portata di tutti.
Inizialmente dentro questo genere di distribuzione si poteva trovare quello che, in maniera politicamente scorretta, si sarebbero potute definire copie a basso costo (e scarsa qualità) dei trend da passerella.
Successivamente poi il mercato si è raffinato; le silhouettes sono diventate di design, con stilisti che lavoravano alla ricerca di uno stile dedicato al brand, e non una mera imitazione di altre case.
Fino ad oggi. Perché oggi stiamo vivendo la terza fase di questo mercato del cheap-to-wear. Ora sembra che a Zara ed H&M non basti più avere l’egemonia della più ampia fetta di mercato al mondo nel settore dell’abbigliamento economico. Ed attraverso due differenti vie, entrambe le etichette cercano di elevare il loro prodotto: nel caso di Zara facendo lavorare gradi firme dell’alta moda (ndr John Galliano) per una delle linee interne al brand. Il colosso svedese invece da anni applica ormai una politica differente.
Sotto il nome di H&M escono periodicamente le così dette capsule collection di grandi designer di fama internazionale (il primo ad inaugurare quest’esperimento fu Karl Lagerfeld, che collaborò con H&M nel 2007), che si prestano ad una produzione, seppur di massa, comunque a tiratura più limitata del consueto giro d’affari di H&M, di alcuni capi da loro disegnati.
A volte va meglio di altre (la collezione di Marni nella primavera scorsa andò esaurita il giorno stesso che fu presentata negli store, mentre quella di Anna dello Russo, lo scorso autunno, rimase invenduta per la maggior parte); a volte gli stilisti interpellati a prestare la loro penna creativa disegnano modelli dedicati, altre semplicemente si limitano a rispolverare cartamodelli storici (come ha fatto Maison Martin Margela in Novembre).
Infine tra innovazioni apportate dalla direzione H&M c’è stata anche quella di attuare una diversificazione della produzione. È rimasto a marchio H&M tutto il ready-to-wear di sempre, a costi contenuti e forme basiche. Mentre la ricerca, che prima o poi ogni casa di moda tenta di attuare, è stata posta sotto il nome di COS, pur rimanendo di fatto sempre della stessa produzione. Il marchio COS, se non altro nelle intenzioni, dovrebbe porsi come di innovazione, ricerca di nuove forme/volumi, e, di conseguenza, anche inevitabilmente più costoso.
E qui veniamo al punto: ne vale davvero la pena?
Questi capi di ricerca, queste capsule collection, le famigerate limited edition, valgono davvero quello per cui pretendono di vendersi?
Sinceramente la mia opinione è no.  Va bene alla ricerca, approvo la continua innovazione, perché la moda è dinamica e mutevole, è nella sua essenza esserlo, ed è giusto che così sia. Ma è anche vero che se paghi una maglietta di Zara nove euro è perché di più non varrebbe; perché è fatta con un metodo in catena di produzione che permette un quantitativo immenso, a scapito della qualità, inevitabilmente. Quindi,  seppure dietro c’è la penna di Donatella Versace, gli stessi abiti, prodotti dalla filiera H&M e dalla casa di moda Versace, con i suoi metodi certificati e i suoi materiali, assumono tutt’alto valore.